L’interruttore scatta.
Il sole si spegne e la luna si accende.
Adesso c’è un una pallida luce che illumina questa porzione di mondo.
Le ombre non sono più affilate
tutto è più morbido.
Ma dietro una collina
c’è un’aura che proviene dalla città.
È il fuoco artificiale che arde
che brucia la notte.
Questa fiamma blu illumina la via.
La fa diventare più sicura.
Ma abbaglia.
Uno schermo bianco.
Nessuna sfumatura
Nessun dettaglio.
Ogni cosa è bianca o nera.
Oltre quella luce
non si riesce a intravedere nulla.
Il contrasto è troppo elevato.
Un sipario nero si è chiuso.
Il primo tempo della notte è terminato.
Il dio fatto uomo fende la sua spada di luce contro l’oscurita e la sua incertezza.
Contro la sua primitiva paura.
Così si sono persi i misteri e le incertezze
che alimentano la fantasia dell’essere umano.
Le stelle che popolano il cielo si smarriscono portandosi dietro il loro spazio cosmico.
Gli animali perdono la loro retta via sviati da una finta stella caduta a terra.
Per le piante è sempre giorno.
Dai più semplici vegetali agli alberi
sono chiamati alla folle corsa
della razza umana.
Un gara contro il tempo
che porta a dimenticarci del sonno.
Se l’umanità non avrà l’umiltà
di chinarsi verso la natura,
la sua luce sarà il grande bagliore
prima dell’esplosione.
Poi il buio e le stelle.
Giancarlo Cazzin